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La Gens Romana
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Praetorianus




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MessaggioInviato: 28 Gen 2012 22:23:31    Oggetto:  La Gens Romana
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Vi riporto a seguire un interessante articolo esplicativo sulle origini delle Gentes Romane tratto da  

 

La Gens Romana è una famiglia allargata che in genere si divise poi in vari rami.

Tito Livio:
"Roma intanto prospera sulle rovine di Alba.. Tullo fa salire al rango di senatori i maggiorenti degli Albani, i Giulii, i Servilii, i Quintii, i Gegani, i Curiatii, i Clelii..."


PATRIZI E PLEBEI

Da cosa ebbe origine la distinzione tra plebei e patrizi non si sa. Si è ipotizzato che i patrizi fossero coloro che per primi abitarono Roma già in epoca monarchica, cioè che facevano parte delle così dette gentes originarie, ma non ce ne sono prove.


Secondo Plutarco i membri del Senato erano chiamati patrizi, secondo alcuni perché erano padri di figli legittimi, secondo altri perché erano in grado di indicare i rispettivi padri. Secondo Tito Livio invece i patrizi erano i discendenti di quei cento Patres che formarono il primo Senato romano al tempo di Romolo

Il termine plebei entrò in epoca repubblicana in contrapposizione ai patrizi. Tito Livio narra che i patrizi, preso il potere esecutivo detronizzando Tarquinio il Superbo e cacciando la monarchia nel 509 a.c., limitarono ai soli componenti del loro Ordine il governo della città - per un anno - con il titolo di Console. In quanto discendenti dai patres, sarebbero stati gli unici a detenere gli auspici, cioè a poter interpretare il volere degli dei, e dunque ricoprire le magistrature cum imperio. Inoltre, con l'introduzione da parte di Servio Tullio dei comizi centuriati, il voto dei plebei aveva un valore nettamente inferiore. Il voto infatti non era più per testa, ma per centuria, solo che le centurie della quinta classe, cioè quella dei più umili, erano numericamente molto superiori, tanto che Cicerone affermava che una centuria delle classi inferiori conteneva quasi più cittadini dell'intera prima classe. I plebei erano esclusi dai collegi religiosi e dalle magistrature.


Fra le gentes patrizie c'erano due categorie, le gentes maiores e le gentes minores.

Le gentes maiores erano le famiglie principali di Roma, le più antiche, discendenti dai primi padri o senatori nominati da Romolo detti Patres maiorum gentium. Secondo Tito Livio queste gentes originarie, risalenti alla fondazione di Roma, furono un centinaio, distribuite nelle tre antiche Tribù dei Ramnes, dei Tities, e dei Luceres cioè con l'integrazione di tre popoli: Latini, Sabini ed Etruschi.

Sembra che le famiglie più antiche furono la gens Aemilia, la gens Claudia (che in realtà era giunta a Roma dalla Sabina nel 504, ed alla quale era stato assegnato un ager), la gens Cornelia, la gens Curtia, la gens Fabia, la gens Valeria.
Altre gentes come la Iulia o la gens Quinctia erano state ospitate da Roma quando Alba Longa fu conquistata e distrutta dai romani di Tullo Ostilio. La gens Attilia aveva probabilmente le sue origini nel popolo dei Volsci.

Le gentes minores erano le più recenti, come dire la nobiltà più recente, discendenti di famiglie plebee che Tarquinio Prisco aveva innalzato all'onore del patriziato per appoggiare il suo potere.
Nel 268 a.c. viene concessa la cittadinanza romana ai Sabini, includendo le ultime nuove tribù, la Quirina e la Velina.



DOVERI E DIRITTI DI UNA GENS ROMANA


L'eredità

Reciproco diritto d'eredità da parte dei membri della stessa gens; ma essendo di diritto patriarcale, i discendenti in linea femminile erano esclusi.
Secondo la Legge delle dodici tavole, il più antico diritto romano scritto, ereditavano prima i figli in qualità di eredi naturali, in mancanza di questi gli agnati (parenti in linea maschile) ed in loro mancanza i membri della stessa gens. In tutti i casi, il patrimonio rimaneva nella gens. Le nuove determinazioni giuridiche, causate dall'accresciuta ricchezza e dalla monogamiafanno si che il diritto all'eredità, originariamente eguale per tutti i membri di una gens, venne limitato agli agnati, ai figli e ai loro discendenti in linea maschile. Nelle dodici tavole, come è chiaro, l'ordine appare capovolto.



Sepoltura comune

Possesso di un luogo di sepoltura comune. La gens patrizia Claudia, quando da Regillo emigrò a Roma, ricevette un pezzo di terra e inoltre un luogo di sepoltura comune nella città. Ancora sotto Augusto, la testa di Varo caduto nella selva di Teutoburgo, fu portata a Roma e riposta nel gentilitius tumulus; la gens (Quinctilia) aveva dunque ancora un tumulo particolare.


Comuni solennità religiose. Queste, i sacra gentilitia, sono note.


Obbligo di non sposarsi nella gens.

Pur non essendo mai diventata legge scritta, fu rispettata. In nessuna delle numerosissime coppie romane il cui nome ci è stato tramandato, vi è un unico ed eguale nome gentilizio per marito e moglie. Il diritto successorio conferma la regola. La donna perde con le nozze i suoi diritti agnatizi, esce dalla sua gens, né lei né i suoi figli possono ereditare dal padre di lei o dai fratelli di costui, poiché altrimenti l'eredità andrebbe perduta per la gens paterna. Ciò ha senso solo col presupposto che la donna non possa sposare un membro della sua stessa gens.


Possesso fondiario comune.

Questo è sempre esistito nell'età delle origini, non appena la terra tribale cominciò a essere spartita. Fra le tribù latine troviamo che il suolo in parte è in possesso della tribù, in parte della gens, in parte delle amministrazioni domestiche che difficilmente in quel tempo erano famiglie singole. Romolo, probabilmente, avrà fatto le prime spartizioni individuali di terra, assegnandone circa un ettaro (due jugeri) per ciascuno. Tuttavia, anche più tardi, troviamo possesso fondiario nelle mani delle gentes, per non parlare dell'agro pubblico, intorno a cui gira tutta la storia interna della repubblica.



Dovere dei membri della gens di difendersi e soccorrersi.

Ben presto però il diritto alla difesa contro le ingiurie passò nelle mani dello stato. Quando Appio Claudio fu arrestato, tutta la sua gens prese il lutto, anche quelli che erano suoi nemici personali. Al tempo della seconda guerra punica le gentes si unirono per riscattare i membri di ciascuna di esse che erano stati fatti prigionieri di guerra; ma il senato lo proibì.


Diritto di portare il nome gentilizio.

Rimase fino all'età imperiale; si permetteva ai liberti di assumere il nome gentilizio dei loro padroni d'un tempo, senza però i diritti gentilizi.


Diritto di adottare stranieri nella gens.

Mediante l'adozione in una famiglia che comportava l'ammissione nella gens.


Diritto di eleggere e deporre il capo.

Non viene menzionato in nessun luogo, ma poiché nei primi tempi di Roma gli uffici venivano occupati per elezione o per nomina, dal re elettivo in giù, e poiché anche i sacerdoti delle curie venivano eletti dalle curie, la stessa cosa per i capi (principes) delle gentes; era regola nella gens lo sceglierli da una e medesima famiglia.


Ancora quasi 300 anni dopo la fondazione di Roma i vincoli gentilizi erano così forti che una gens patrizia, quella dei Fabi, con il consenso del senato, poté intraprendere di propria iniziativa una spedizione militare contro la vicina città di Vein. Si sarebbero messi in marcia, a quel che si dice, 306 Fabi, e in un'imboscata furono tutti uccisi, tranne un solo giovinetto rimasto indietro, il quale avrebbe perpetuato la gens.

Dieci gentes formavano, come dicemmo, una fratria, che a Roma si chiamava curia ed aveva pubbliche attribuzioni più importanti di quelle della fratria greca. Ogni curia aveva proprie pratiche religiose, propri luoghi sacri, propri sacerdoti. Questi ultimi, nella loro totalità, formavano uno dei collegi sacerdotali romani. Dieci curie formavano una tribù, che verosimilmente, come le altre tribù latine, aveva in origine un capo elettivo, insieme capo militare e sommo sacerdote. La totalità delle tre tribù formava il popolo romano.

Al popolo romano poteva dunque appartenere solo chi fosse membro di una gens, e per mezzo di essa di una curia e di una tribù. La prima costituzione di questo popolo fu la seguente: i pubblici affari venivano all'inizio curati dal senato, composto dai capi delle 300 gentes, i patres. La consuetudine di eleggere sempre dalla stessa famiglia di ogni gens diede origine anche qui alla prima nobiltà ereditaria; queste famiglie si chiamarono patrizie e pretesero il diritto esclusivo di entrare nel senato e di occupare tutti gli uffici. Che il popolo col tempo abbia accettato questa pretesa e che essa si sia mutata in un vero diritto, la leggenda lo esprime narrando come Romolo abbia conferito ai primi senatori ed ai loro discendenti il patriziato con i suoi privilegi.

Il senato aveva voto decisivo in molti affari, e preparava la deliberazione degli affari più importanti, specie a proposito di nuove leggi. Queste venivano decise dall'assemblea popolare, i cosiddetti comitia curiata (assemblea delle curie). II popolo si riuniva raggruppato in curie, in ogni curia verosimilmente raggruppato per gentes. Per la deliberazione ognuna delle trenta curie aveva un voto. L'assemblea delle curie accettava o respingeva tutte le leggi, eleggeva tutti gli alti funzionari incluso il rex (il cosiddetto re), dichiarava la guerra (ma il senato conchiudeva la pace) e decideva, in qualità di tribunale supremo su appello degli interessati, in tutti i casi in cui si trattava della condanna a morte di un cittadino romano.

Infine, accanto al senato e all'assemblea del popolo, vi era il rex, capo militare, sommo sacerdote e presiedeva certi tribunali. Non aveva alcuna competenza civile o potere sulla vita, la libertà o la proprietà dei cittadini, nella misura in cui questi poteri non sorgevano dal potere giudiziario ed esecutivo di chi presiedeva il tribunale. La carica di rex non era ereditaria; al contrario, il re, probabilmente dietro proposta del suo predecessore, veniva in un primo tempo eletto dalla assemblea delle curie e poi, in una seconda assemblea, solennemente insediato. Che egli potesse anche essere deposto lo testimonia la sorte di Tarquinio il Superbo.

I Romani dei tempi dei re vivevano in una democrazia militare fondata su gentes, fratrie e tribú, e sviluppatasi da queste. Intanto la popolazione della città di Roma e del territorio romano, ampliato dalle conquiste, aumentava parte per immigrazioni, parte per l'inclusione degli abitanti dei distretti sottomessi, per lo più latini. Tutti questi nuovi cittadini vivevano al di fuori delle antiche gentes, curie e tribù e non formavano, quindi, una parte del populus romanus, del popolo romano vero e proprio.


Erano personalmente uomini liberi, potevano possedere proprietà fondiaria, dovevano pagare le imposte e prestar servizio militare. Ma non potevano rivestire uffici né prender parte all'assemblea delle curie, e neppure alla distribuzione delle terre di Stato conquistate. Essi formavano la plebe, esclusa da tutti i pubblici diritti. Per il costante aumento del loro numero, la loro formazione militare e il loro armamento divennero una potenza minacciosa di fronte al vecchio popolo, chiuso ormai ad ogni possibilità di accrescimento dall'esterno. A ciò si aggiunse il fatto che il possesso fondiario era, sembra, distribuito abbastanza uniformemente tra populus e plebs, mentre la ricchezza mercantile ed industriale, non ancora molto sviluppata, era prevalentemente in mano della plebe.

La nuova costituzione, attribuita al rex Servio Tullio, creò una assemblea popolare che, senza distinzione, includeva o escludeva popolo e plebe, a seconda che prestavano o no servizio militare. L'insieme degli uomini che dovevano prestare servizio militare fu diviso secondo il censo in sei classi. In cinque di queste classi, il possesso minimo per ognuna era il seguente: 1) 100.000 assi; 2) 75.000; 3) 50.000; 4) 25.000; 5) 11.000. La sesta classe, quella dei proletari, era composta dai meno abbienti, esenti dal servizio militare e dalle imposte. Nella nuova assemblea popolare delle centurie (comitia centuriata) i cittadini si presentavano ordinati in compagnie, con le loro centurie di cento uomini, ed ogni centuria disponeva di un voto. Ora, la prima classe dava 80 centurie, la seconda 22, la terza 20, la quarta 22, la quinta 30, e, per decoro, anche la sesta ne dava una. Si aggiungeva la cavalleria formata dai più ricchi, con 18 centurie. In tutto dunque 193 centurie: maggioranza dei voti: 97. Ora, i cavalieri e la prima classe, avevano insieme, da soli, 98 voti e quindi costituivano la maggioranza; se erano d'accordo tra loro, la decisione definitiva veniva presa senza che gli altri fossero neppure consultati.

A questa nuova assemblea delle centurie passarono ora tutti i diritti politici della precedente assemblea delle curie (meno alcuni di carattere nominale). Le curie e le gentes che le componevano vennero con ciò degradate a sodalizi privati e religiosi, e l'assemblea delle curie non tardò a scomparire. Per estromettere dallo Stato anche le antiche tre tribù gentilizie, s'introdussero quattro tribù locali, ognuna delle quali occupava una quarta parte della città, con una serie di diritti politici.

Così anche a Roma, già prima della soppressione della cosiddetta monarchia, fu distrutto l'antico ordinamento sociale fondato su vincoli di sangue personali, al suo posto subentrò una nuova, reale costituzione dello Stato, fondata sulla divisione territoriale e sulla diversità di censo. Il potere pubblico era costituito da quella parte di cittadinanza che doveva prestare servizio militare, di fronte non soltanto agli schiavi, ma anche ai cosiddetti proletari esclusi dal servizio militare e dal portare armi.



I RAMI DELLA GENS

Nel 242 a.c. il numero delle tribù fu fissato in 35: Aemilia - Aniensis - Arniensis - Camilia - Claudia - Clustumina - Cristina - Cornelia - Esquilina - Fabia - Falerna - Galeria - Horatia - Lemonia - Maecia - Oufentina - Palatina - Papiria - Poblilia - Pollia - Pomptina - Quirina - Romilia - Sabatia - Scaptia - Sergia - Stellatina - Succusana o Suburana - Teretina - Tromentina - Velina - Voltinia - Voturia. Le tribù divennero comunque gentes.


L'uso del soprannome venne introdotto precocemente fino a diventare costante a partire da Silla nel I sec. a.c.. In origine il soprannome sottolineava una particolarità dell'individuo: Balbus (il Balbuziente), Caecus (il Cieco), Cicero (il Cece), Maximus (il Grandissimo) e così via, ma ben presto divenne ereditario e servì a distinguere le varie branche di una stessa gens o le suddivisioni d'una branca.

Per esempio la gens Cornelia comprendeva le branche Cornelius Scipio, Cornelius Balbus e casi via, e la branca Cornelius Scipio conteneva a sua volta una sottodivisione, Cornelius Scipio Nasica. Infatti, ad un primo soprannome se ne poteva aggiungere un secondo o più, a ricordo di un'azione di rilievo e di un fatto memorabile: per esempio, la tattica del temporeggiamento davanti ad Annibale valse a Q. Fabius Maximus un secondo soprannome, quello di Cunctator (il Temporeggiatore).
Cesare invece rifiutò i soprannomi, rispondendo a chi voleva onorarlo con i nomi delle vittorie, che non ci poteva essere un nome più importante di Cesare.

In epoca imperiale, la moda dei soprannomi plurimi si estese, e a partire da Antonino (II sec. d.c.), si prese l'abitudine di attribuire anche un nomignolo, un signum, personale o comune ad un gruppo (parenti, associazioni). Il più delle volte questi nomignoli erano derivati da aggettivi e terminavano in -ius: Gaudentius da Gaudens, per esempio.

Nomi latini finiscono per -aius, -eius, -eus, aeus.
Nomi falisci per -ios.
Nomi sanniti e osci in -iis.
Nomi umbri in -as, -anas, -enas, -inas.
Nomi etruschi in -arna, -erna, -ena, -enna, -ina, -inna.



LE GENTES ROMANE (solo alcuni nomi)



ABURIA - plebea romana.
ACILIA - plebea, ebbe diversi tribuni della plebe, da questa gens deriva il nome della odierna cittadina.
ACCOLEIA - plebea del I sec. a.c.: Lariscolus, Euhermerus, Abascantus.
AEBUTIA - originariamente patrizia, si divise in Elva, patrizi, e Carus, plebei.
AELIA - plebea: Liguris, Tuberonius, Petus, Lamia, Commodus, Gallus. Da cui l'imperatore Adriano.
ALBIA - proveniente da Albalonga.
AEMILIA - tra le più antiche: Macrius, Scaurius, Lepidus, Paolus, Probus, Mamercius, Mamercinus.
AFRANIA - plebea del II sec. a.c.. di origine picena: Stellio.
AMATIA - provenienza latina, Amatia fu la madre di Lavinia.
AMBROSIA - patrizia.
ANNAEA - originaria da Cordova, esponenti Seneca e Lucano.
ANNIA - plebei di antica origine etrusca: Asellius, Bellienuus, Cimbeius, Luscus, Milo.
ANTISTIA - antica e plebea, menzionata fin dal 422 a.c. : Labeo, Reginus, Vetus.
ANTONIA - patrizi: Merenda, e plebei.
APOLLONIA - origine greca.
APPULEIA o APULEIA - plebea, probabilmente di origine apula: Decianus, Pansa, and Saturninus.
APRONIA - antica plebea. Notizie dal 449 a.c.: Caesianus.
AQUILIA - origine romana: Gallus, Regolus.
ARRIA - origine romana, plebea: Gallus, Varus, Aper.
ARULENA - del viterbese: Rustico
ASINIA: origine Marrucina: Pollioni
ATILIA - patrizi: Longus, plebei: Calatinus, Longus, Regulus, Serranus.
ATIA - plebea, proveniente da Alba: Balbus, Labienus, Rufus, Varus.
AURELIA - plebea: Cotta, Antoninus, Scaurus, Opillus.
AUTRONIA: Petus.
BAEBIA - plebea, notizie dal 182 a.c.: Dives, Herennius, Sulca, Tanfilius.
BARBATIA - da uno schiavo che divenne amico di Cesare, liberato, poi pretore e questore.
CAECILIA: Bassus, Metellus, Niger, Rufus.
CAECINA: Alieni, Peti, Severi
CAELIA - plebei, etruschi: Rufius, Calvinus, Vinicianus, Caldus.
CAESENNIA - originaria di Tarquinia.
CALIDIA - con rami patrizi e rami plebei. Notizie dal I sec. a.c. provenienza latina: Severus.
CALPURNIA - romana plebea: Pisone, Bestia, Bibulus, Flaccus, Siculus, Flamma, Crassus, Frugius.
CAMILIA - estinta precocemente.
CANINIA - plebea, proveniente da Vulci: Gallus, Rébilis.
CARVILIA - plebea, notizie dal 293 a.c.: Ruga.
CASSIA - patrizia di origine etrusca: Longinus, Vecellinius, Cocceianus, Emina.
CARISIA - patrizia romana, notizie I sec. a.c.
CORNELIA - gens patrizia: Gracchi, Silla, Scapula, Scipioni, Taciti, Verre, Lentuli, Cetegi, Balbi, Dolabella, di gens plebea: Nepotes, Galli - tra le più antiche. diede il nome ad una delle più antiche Tribù Rustiche, che comprendeva Arpino, Nomento, Eclano, Erdonia, Teano, Apulo, Crotone, Petelia, Camerino Fulginio in Umbria e Matelica. Usavano inumare i cadaveri, celebre la tomba degli Scipioni a Roma.
CINNA - origine etrusca: Labeonius.
CINCIA - plebea, collegata ai traffici della cannella (cincia): Alimenti.
CLAUDIA (sabina insediata nella zona dell'Aniene nel V sec. a.c.): Marcellus, Nero, Quadrigarius, Tacitus, Pulcher, Pacaziani, Parteni, Pompeianus, Tiberius, Clodius, Caudicius, Candidus, Centonius, Crassus, Frontonis, Livianus, Appius.
CLOELIA - provenienti da Albano, patrizi.
COCCEIA - da cui Nerva imperatore: Aucto, Nerva.
COIEDIA - patrizia di rango senatoriale, tra il I sec. a.c. e il III sec. d.c.
COMINIA - patrizi e plebei. Forse sabini.
CORUNCANIA - provenienti da Camerium, dette pontefici, consoli e giuristi, patrizia.
CRISPIA - origine campana: Sallustio
CURIA - sabina e plebea: Dentatus.
CURIATIA - sabina: Materni
CURTIA - sabina e patrizia: Rufus. Da cui Mettio Curtio.
DECIA - plebei: Mus, Subulus.
DIDIA - plebei.
DULLIA - plebei.
DURMIA - di origine campana.
DOMITIA: plebei: Calvini, Enobarbi, Afro, Corbuloni
EQUITIA - patrizi e plebei.
FABERIA - plebea, forse originaria da Fabriano.
FABIA: patrizi, latini o sabini: Licinius, Quintilianus, Massimus, Vibulanus, Pictor, Labeonis, Giustus, Rullianus, Ambustus, Buteonius, Cilone, Rusticus.
FABRICIA - provenienti da Aletrium (Alatri): Veientonis, Luscinius.
FALCIDIA - latini.
FANNIA - plebei: Cepione, Strabone.
FUFIDIA - originaria di Arpino, plebea.
FUFIA - plebea: Geminus, Calenus.
FLAMINIA - potente gens patrizia romana che prese il nome da un sacerdote flamen: Nepote
FLAVIA - patrizi: Domiziani, Sabini, Sulpiciani, plebei: Fimbria, Gallus, Lucanus, and Pusio
FONTEIA - origine greca.
FULCINIA: Trioni, Prischi
FULVIA - origine Tusculum, plebei.
FUNDANIA - origine campana.
FURIA - patrizi, provenienti da Tusculum: Aculeus, Bibaculus, Brocchius, Camillus, Crassipes, Fusus, Luscus, Medullinus, Pacilus, Philus, Purpureus.
GABINIA - provenienti da Gabi, plebei.
GALERIA - estinta precocemente
GALLIA - plebea dell'Alto Lazio.
GEGANIA - patrizi, da Albano.
GELLIA - plebei: Poplicola, Canus.
GEMINA - origine etrusca.
GENUCIA - patrizi: Aventinensis, Augurinus, Cjpus, Clepsina, un ramo plebeo.
GRATIA - detta anche Grattia.
HERENNIA - origine sannita, plebei: Filoni
HERMINIA - patrizi, di origine etrusca, o oscia: aquilinus.
HIRTIA - plebea.
HORATIA - tra le più antiche.
HORTENSIA - plebea.
HOSTILIA - da cui re Tullo Ostilio. Capostipite Osto Ostilio, probabilmente sabino.
IULIA: (albani, pertanto forse troiani, probabilmente cadetti della Gens Romilia) Caesar, Crispus, Avitus, Bassus, Cornutus, Marzialis, Maternus, Modestus, Valerius, Severus, Paolus.
IUNIA: Brutus, Bassus, Blesus, Gallionis, Pera, Pullius.
IUVENTIA - plebea, da Tusculum: Celsus, Laterensis, ***** ****, Thalna.
LARTIA - patrizia, di origine etrusca.
LAELIA - plebea.
LEMONIA - di origine etrusca, estinta precocemente.
LICINIA - origine etrusca, plebea: Calvus, Crassus, Lucullus, Macer, Murena, Nerva, Sacerdos, Varus.
LIVIA - plebea: Denter, Drusus, Libo, Macatus, Salinator.
LOLLIA - antica gens patrizia, citata dal 50 a.c.
LUCILIA - plebea: Balbus, Crassus.
LUCRETIA - ramo patrizio: Triciptini, ramo plebeo: Ofella, Gallus, Trio, Vespillo.
MANLIA - antica, patrizia e prestigiosa: Acidinus, Capitolinus, Cincinnatus, Torquatus, Vulso.
MARCIA - da cui re Anco Marcio o Martio.
MARIA - plebea, forse etrusca, da cui Gaio Mario.
MEMMIA - plebea: Gallus, Gemellus, Pollio, Quirinus, Regulus.
MENENIA - tra le più antiche, patrizia, di origine etrusca. Da cui Menenio Agrippa: Lanatus.
MINIA - sabina.
MINUCIA - patrizia con ramo plebeo: Augurinus, Basilus, Rufus, Thermus.
MODIA - di Roma.
MUCIA - patrizia: Cordus, Scaevola.
NAEVIA - plebea: Balbus, Capella, Surdinus.
NAUTIA - antica e patrizia.
NUMERIA - plebea.
NUMICIA - patrizia: Priscus.
OCTAVIA - giunti a Roma al seguito di Tarquinio Prisco, ottennero il titolo di patrizi da Servio Tullio. Esponente Ottaviano Augusto: Balbus, Libur, Marsus, Naso.
OVIDIA - esponente Ovidio Nasone.
OVINIA - patrizia, exallevatori di pecore.
PAPIRIA - tra le più antiche, nobile e di Roma.
PETILIA - etrusca, originaria di Pitigliano.
PETREIA - plebea, originaria di Atina, tra lazio e Campania.
PETRONIA - sabina, plebea.
PINARIA - antichissima, patrizia, romana, antichissima gens romana legata alla Potitia come addetti al sacerdozio del culto di Ercole, poi esautorati nel 312 a.c.: Natta, Posca, Rusca, Scarpus.
PLAUTIA - patrizia antica romana: Silvanus.
POMPEA - plebea, da Roma, da cui Gneo Pompeo.
POMPILIA - sabina, da cui re Numa Pompilio.
POLLIA - estinta precocemente
PONTIA sannita: Aufidianus, Cominius, Fregellanus, Herennius, Laelianus, Lupus, Nigrinus, Paulinus, Pilatus, Telesinus, Titianus.
PORCIA - plebea romana: Laeca, Licinus, Cato.
POSTUMIA - antica e patrizia: Albus, Albinus, Megellus, Tubertus.
POTITIA - antichissima, patrizia, romana, legata alla Pinaria come addetti al sacerdozio del culto di Ercole, poi esautorati nel 312 a.c. La gens si estinse.
PUPIA - sabina. plebea.
PUPILIA - estinta precocemente.
QUINCTIA - originariamente patrizia, poi con rami plebei: Capitolinus, Cincinnatus, Flamininus.
ROMILIA - discendenti di Romolo che fondò la gens Romilia.
RUBELLA - latina.
RUFIA - latina.
RUTILIA - plebea, latina: Calvus, Lupus, Rufus.
SALLUSTIA - o Salustia, romana, devota alla Dea Salus.
SALVIA - patrizia, etrusca.
SAVONIA
SCRIBONIA - plebea: Libio, Curio.
SEIA - gens etrusca proveniente da Volsinii.
SEMPRONIA - con un ramo patrizio: Atratinus, e uno plebeo: Asellio, Blaesus, Densus, Gracchus, Longus, Musca, Pitio, Rufus, Rutilus, Sophus, Tuditanus.
SENTIA - plebea: Augurinus, Saturninus.
SEPTIMIA - esponente Settimio Severo.
SERGIA - tra le più antiche, patrizia: Catilina, Esquilinus, Fidenas, Orata, Paulus, Plancus, Silus, Gallianus.
SERTORIA - sabina.
SERVILIA - patrizia, latina, con rami plebei: Ahala, Axilla, Caepio, Casca, Geminus, Glaucia, Globulus, Priscus, Rullus, Structus, Tucca, Vatia.
SEXTIA - plebea: Publius, Quintus.
SICINIA - sabina, patrizia e plebea.
SUETONIA - o Svetonia.
SULPICIA - patrizi e plebei: Camerinus, Cornutus, Galba, Gallus, Longus, Paterculus, Peticus, Praetextatus, Quirinus, Rufus, Saverrio.
TARPEIA - sabina: Marcus, Spurius.
TARQUINIA - molto antica, etrusca, patrizia.
TARQUITIA - molto antica, etrusca, patrizia.
TERENTIA - sabina, plebea. Esponente Terenzio Varrone.
TIBERIA - plebea.
TITINIA - plebea.
TITURIA - sabina.
TUCCIA - sabina.
TULLIA - sabina, patrizia e plebea: Manius. Esponente Marco Tullio Cicerone.
ULPIA - antica, patrizia.
URSEIA - etrusca.
VALERIA - sabina, patrizia, entrata al seguito di Tito Tazio: Valesius, Corvinus, Falto, Flaccus, Laevinus, Maximus, Messalla, Potitus, Publicola, Tappo, Triarius, Volusus, Acisculus, Catullus, Flaccus, Barbatus.
VEDIA - origine etrusca: Aquilia.
VELLEIA - origine etrusca.
VERGILIA - plebea, da cui Publio Virgilio Marone, autore dell'Eneide.
VERGINIA - patrizia e plebea: Caeliomontanus, Esguilinus, Rutilus.
VETTIA o Vectia, origine giudaica.
VETURIA - tra le più antiche, originaria di Veturia.
VILLIA - plebea.
VIPSANIA - plebea.
VITELLIA - sabina, patrizia.
VITRUVIA - plebea, originaria di Formia.
VOLCATIA - plebea: Tullus.
VOLUMNIA - patrizia, molto antica, origine etrusca, da cui Volumnia la moglie di Coriolano: Galli, Fiamma. Anche un ramo plebeo.
VOLTINIA - estinta precocemente.

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In merito alle gens c'è un interessante studio di Enrico Montanari, docente di Storia delle Religioni all'Università di Roma La Sapienza, sul rapporto della funzione di ogni gens in merito alla cosa pubblica.

Infatti per i romani il nomen era legato al numen familiare e pertanto ogni gens aveva una funzione.

In "Roma, momenti di una presa di coscienza culturale" Montanari analizza come i Fabii per esempio abbiano la funzione di bloccare le avanzate nemiche però col destino di essere sempre travolti in campo aperto come accadde al Cremera (dove 906 fabii morirono contro i Veientani), perciò anche per questo rischioso destino Quinto Fabio Massimo non affronta Annibale mai in campo aperto ma crea tatticche di guerriglia. Oltre a ciò poi c'è tutto un discorso imperniato sulla necessità di riportare l'equilibrio all'empietà del console precedente che attaccò battaglia senza trarre auspici e venne pertanto destituito seppur vittorioso.
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Praetorianus




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MessaggioInviato: 29 Gen 2012 09:55:45    Oggetto:  
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In base a cosa una gens originaria stabiliva quale fosse il numen familiare?
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MessaggioInviato: 29 Gen 2012 23:08:48    Oggetto:  
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Bellissimo il tuo intervento Gvs.

X Praetorianus: credo, in base alle caratteristiche del numen stesso.
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