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Evelino Leonardi, cantore del Circeo
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VKK

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MessaggioInviato: 02 Mar 2012 20:56:42    Oggetto:  Evelino Leonardi, cantore del Circeo
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Di Evelino Leonardi poco si sa, e quel poco emerge con prepotenza da poco tempo (diciamo negli ultimi due anni, su per giù). Autore complesso, impossibile da comprendere per chi si conformi agli stilemi mentali (leggi: 'cerebrali') contemporanei, oserei dire un Autore da leggere col cuore, nel senso dato dalla Tradizione a quanto, su piani più sottili, corrisponde a questo organo. Chi legge Le Origini dell'Uomo intuisce immediatamente di essersi infilato in un ginepraio dal quale è difficile uscire e che, se si è dotati di un mezzo filo di Arianna, può menare a intuizioni profonde o dritto al manicomio per via di associazioni (para-?)etimologiche e immaginative che definire ardite è riduttivo.
E poiché a me, o quantomeno al mio lato trickster, come dicono gli anglofoni, non dispiace additare la strada che mena al nosocomio dei pazzi mi permetto di aprire una discussione interamente dedicata a questa figura di scienziato, scrittore, esoterista davvero fuori dal comune.
Traggo alcuni cenni biografici, citazioni e fotografie perlopiù da interventi apparsi sul sito Arti Minervali (
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), che molto si occupa e meritoriamente del dott. Leonardi, e dall'ultima fatica di Paolo Galiano Roma prima di Roma. Metastoria della Tradizione italica, edita da Simmetria e il cui acquisto e studio suggerisco caldamente. Va altresì detto che dell'Autore in questione si è occupato, con oculatezza, anche Fabrizio Giorgio nel suo monumentale Roma Renovata Resurgat. Il tradizionalismo romano tra Ottocento e Novecento (2 voll., Settimo Sigillo). Una buona introduzione alla problematica dell'Italo-Atlantide e alla figura di Evelino Leonardi è reperibile nella Prefazione di Siro Tacito a Prima Tellus (Edizioni I Libri del Graal).

* * *

"Evelino Leonardi nacque a Gubbio il 5 giugno 1871 da Gaetano Leonardi e Mantovani Marzia 2, ebbe una figlia di nome Liviana Marzia e si laureò presso l’Università di Bologna, Facoltà di Medicina e Chirurgia, il 18 novembre 1897.

È il contatto con filoni dell’ermetismo italico da cui trasse ispirazione sia la sua vocazione terapeutica sia la sua ricerca della sapienza e delle origini italiche. Di questi contatti alcuni, come in passato abbiamo già avuto modo di segnalare, sono documentati, come ad esempio quelli con Camilla Mongenet, altri sono ormai ben noti, come per quanto riguarda Ercole Quadrelli.

Inoltre va segnalato anche un altro lignaggio con il quale il Leonardi sembra abbia avuto contatti. Infatti eugubino era anche un altro appartato esponente di un’antica tradizione familiare, quel Pietro de Angelis il quale, bibliotecario in Roma dell’Ospedale di Santo Spirito in Saxia, certamente condivise col Nostro la vicinanza all’ambiente medico.

Comunque, al di là del rintracciare filologicamente chi e come veicolò tali insegnamenti tradizionali, vogliamo altresì rimarcare che essi costituiscono un corpus pressoché unitario di conoscenze di solito indicato in termini di Schola Italica (comprendente, tra i tanti, i temi dell’italicità di Pitagora e quello del mito atlantideo-saturnio dell’età dell’oro che rese e rende a priori Roma Caput Mundi), in nome del quale coloro che lo trasmisero non disdegnarono il dialogo se non quando, come ci è noto, operarono vere e proprie convergenze. Tale impersonale opera di amplificazione, se da un lato presuppone e ribadisce il carattere universale della Tradizione in oggetto, dall’altro senz’altro legittima e nobilita l’azione di chi via via la incarna. In ultima analisi ciò fu quello che accadde proprio a Leonardi ed a Guido di Nardo: indipendentemente l’uno dall’altro entrambi i ricercatori furono assertori del ruolo svolto dal Circeo quale culla ancestrale della civiltà occidentale ed una volta conosciutisi seppero condurre congiuntamente le loro indagini." (Ritorno alle Origini, Primato Italico e Umanesimo: un omaggio a EVELINO LEONARDI, in
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)

Ebbe contatti con Julius Evola, Camilla Mongenet ed altri esoteristi del suo tempo; per taluni sarebbe stato membro dell'Ordine Egizio, cosa che (a titolo puramente personale) reputo improbabile. Per Fabrizio Giorgio è il Primo Sole delle dispense di UR. Ad ogni modo, che vi fossero contatti di qualche tipo tra il Leonardi e non meglio precisati ambienti esoterici emerge da più luoghi letterari, dalla dedica de L'Unità della Natura a una enigmatica "Vlara del Tempio" fino a un significativo scambio epistolare del 1928 con ignis (Roggero Musmeci Ferrari Bravo), veramente geniale Autore del Rumon e vero Vate di Roma eterna. In una missiva del 30.10.1928 il Leonardi, nel congratularsi con ignis per le note sculture del Romo e della Venere delle Perle, lancia una perla non indifferente:

"Io chiamerei l’Archetipo non Romo ma Rom, più dinamico ed eroico: prima perché questa parola è ancora usata in una lingua vivente com’è quella dei misteriosi Zingari, per significare Uomo; secondo, perché è la stessa radice di Roma. E non parlo della Roma moderna, o dei Papi o dei Romani, ma di quella lontanissima e nostalgica Ruma, centro della primordiale sapienza occidentale.

Da Ruma – voce primitiva di mammella trassero il latte Rom e Rem, l’uomo e la donna: non il latte materiale, ma quello sapienziale, il primo nutrimento. Da Ruma venne Rupa, da questa Lupa e la leggenda relativa." (Due lettere dalla corrispondenza epistolare tra Musmeci-Ignis ed Evelino Leonardi, in
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)

A questa lettera ignis risponde in maniera altrettanto significativa: "Al Gent.mo geniale scopritore del "Posidone Circeo", Dio e distruttore dell'Atlantide." (stessa fonte)

La storia del 'Posidone Circeo' o 'Giano Bifronte', identificato con il Pisko montano di Terracina, è articolata e tocca il cuore delle ricerche di Evelino Leonardi. Questi riteneva che il Circeo fosse identificabile con la propaggine estrema, ultima emersa, di una terra immensa (che i dati geologici hanno in effetti identificato come esistente ai tempi dei grandi mutamenti climatici e morfologici del pianeta; sul mito dell'Italia Atlantica si veda, in parte, qui: Paolo Galiano, I teschi cabirici, in
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), culla di una civiltà molto avanzata, anche spiritualmente, disintegrata da una serie di cataclismi di varia natura (prevalentemente, in epoca più tarda, di natura vulcanica). Egli si specializzò nella ricerca ed analisi di quelli che chiamava petrefatti:

"Nelle sue escursioni sulle balze del Circeo aveva trovato numerose pietre di una particolare consistenza da lui definita come cristallina, differente da quella delle rocce circostanti, le quali sembravano possedere forma umana, animale o vegetale. La collezione di pietre da lui raccolte ed interpretate come resti di una particolare forma di fossilizzazione (racconta anche di aver trovato una renna gigante di dodici metri nel settembre 1936 – pag. 378) è in seguito finita nel Museo Nazionale Romano, dove tutt’ora giace dimenticata.
Per comprenderne il significato, bisogna aver presente che per Leonardi la prima creazione si concluse con un processo di pietrificazione che a suo dire oggi noi vediamo riassunto nell’evoluzione del singolo individuo, che da embrione di consistenza gelatinosa diviene feto, poi bambino, adulto e vecchio, subendo una progressiva ossificazione dello scheletro che va poi ad estendersi alle arterie (arteriosclerosi) e ad organi interni nei quali si verificano le diverse forma di calcolosi biliare, renale, ecc. La progressiva mutazione dell’uomo lo ha fatto passare da una fase primitiva molle e cartilaginea, tanto che, come si è detto nella Premessa, degli uomini primordiali non ne è rimasta traccia, ad una ossea: ”La pietra ha ucciso l’uomo iniziale, fatto di luce!”, conclude l’autore (pag. 364).
Lo stesso processo ha subìto il mondo animale e vegetale generato nella prima creazione, attraverso un processo non ben definito di pietrificazione, che consente però, secondo Leonardi, di riconoscere nei suoi “petrefatti” singoli animali o piante o loro parti. Questi “petrefatti”, secondo le sue ricerche, abbondano nella zona del Circeo, forse perché essi risalgono al primo cataclisma, che mise in fuga gli animali da altre terre facendoli riunire sull’ultimo tratto ancora emerso, il Circeo, il quale ha “in un certo momento rappresentato la mèta di una fuga tremenda da altre terre sconvolte e scomparse. La grande tragedia ebbe qui l’epilogo, dopo battaglie immani per la fame e per la sete. Finalmente, il granito gettò sui feroci combattenti la sua pesante coltre funebre” (pag. 378)." (P. Galiano, Roma prima di Roma)

Qui si inizia a comprendere la necessità, sopra accennata, di abbandonare gli stilemi cerebrali contemporanei e di adottare un'altra visuale. Acutamente Galiano prosegue:

"Dal punto di vista logico e scientifico le critiche sono ovvie, ma interessante è il punto di vista da cui parte Leonardi, poiché sembra voler paragonare il processo di pietrificazione al mito della caduta degli Angeli : “La prima creazione si chiuse col fenomeno della petrificazione. Le grandi forze cosmiche si assestavano e andavano declinando, ma il marchio della vita sulla terra, il cammino futuro e fatale era ormai segnato… Nelle leggende raccolte sotto il titolo ‘Caduta degli Angeli’ precipitati dal cielo e caduti in terra nel Tartaro è simbolizzato il cambiamento di rotta per la povera e infelice umanità… In termini di biologia colloidale si direbbe oggi che quelle prime forme viventi subirono una rapida e violenta colloidoclasi e flocculazione” (pag. 363).
L’accenno alla “Caduta degli Angeli”, che essa sia punitiva come per Lucifero e gli Angeli ribelli o volontaria per redimere la creazione da parte degli Angeli fedeli, comporta una serie di considerazioni collegate alla “materializzazione” di ciò che era in origine di natura spirituale, di chiara derivazione gnostica, e rivela quindi un’interessante aspetto nel pensiero di Leonardi, che, come si è detto, sarà meglio esplicitato negli scritti del Di Nardo." (P. Galiano, op. cit.)

Constatiamo qui la sussistenza di una mezza impronta gnostica che assumerà consistenza ben diversa, molto più corposa, nell'opera di Di Nardo, qui citato di sfuggita e che per il momento tralasciamo. Basti rilevare, per il momento, come in Leonardi (figura alquanto borderline, in senso lato) tendano a incrociarsi non poche 'impostazioni' esoteriche di varia provenienza: una struttura ermetica di fondo, una certa propensione al Pitagorismo (più o meno lato sensu inteso), cenni gnostico-antroposofici e via dicendo. Importante è il linguaggio usato, di impronta marcatamente cabalistica, sebbene - forse - di una 'cabala' (nel senso bruniano del termine) un po' personalizzata:

"Autore di infinite paraetimologie (che probabilmente sono collegate, come scrive nella nota 1 a pag. 19 de L’origine dell’uomo, agli studi sulle radici del linguaggio di padre Domenico Brozzi, pubblicati in Origine e natura del linguaggio), legava le sue intuizioni e le sue dimostrazioni all’analisi delle parole, perché in esse “si trovano anche oggi voci viventi che sono altrettante chiavi di volta per aprire un misterioso passato attraverso formule mitiche contorte e deviate” (pag. 45)." (P. Galiano, op. cit.)

Alcuni esempi:

"Su queste terre abitate dai primi esseri umani vennero costruite le più antiche abitazioni (pagg. 29 – 31), ancora più antiche delle Terremare del Nord Italia e dei Trulli del Sud: la più antica in assoluto è la Lestra (da lik = piegare e stra = distendere, coprire, forma abbreviata di licustra, ligustro), capanna di canne di ligustri di forma conica simile ad una mammella con il capezzolo, tipica della regione pontina e presente nella regione del Circeo con il nome di kona o cona , nome dal quale egli fa derivare quello dei Lestrigoni dell’Odissea, originato dall’unione di lestra e di kona, e quello della stessa Italia, che per primo nome ebbe Konia (pag. 40).

Nota: Dalla kona, capanna conica, poiché conico viene da kona, presero nome i primi popoli: i La-koni, da lac indicante depressione, valle, erano quelli che vivevano in villaggi di kone nelle pianure, gli Ara-koni, poi Aracni e Ariani, erano stanziati sui monti, perché ar indica altura e altare, i Pal-s-koni, Palaski e poi Pelasgi, dalla radice pal significante palude ma anche paglia, palea, costruivano le loro capanne con paglia e fango e non con ligustri. La loro connessione con le cicogne, riportata dagli antichi autori, non sarebbe legata in realtà al greco pèlarghos, cicogna, ma al nome stesso dell’animale ku-kona, “colei che sta sulla kona”. Il nome che dà Omero al popolo dei Pelasgi è Kikoni e li dice residenti in Tracia, ma la Tracia è Trakia, Tarakia, Tarakena secondo Strabone: è la Tarakina degli Osci, oggi Terracina, dalla radice tar che indica “ripararsi, andare dentro la kona nel senso di nascondere e custodire, forse i primi oggetti di culto” (pag. 44)." (P. Galiano, op. cit.)

Onde evitare di pensare, con una certa supponenza, di avere a che fare con un matto bisogna considerare almeno due aspetti. Il primo, schiettamente 'mentale', lo abbiamo già preso in considerazione: è necessario, nell'affrontare Leonardi, leggere 'col cuore' e non solo con la testa - ciò che non significa, naturalmente, lasciarsi andare acriticamente alle sue etimologie e interpretazioni, spesso criticabili, ma cercare di guardare il quadro nel suo complesso, senza mai perdere il dono della sintesi a tutto scapito di una visione prettamente analitico-'scientifica'. D'altra parte si consideri che quella delle etimologie ufficiali è una scienza suscettibile di essere messa in discussione: Semerano, pur criticabile sotto molti aspetti, è un esempio di quanto vado affermando. Ma non usciamo dal seminato.
Il secondo aspetto è di carattere puramente 'ideale', e qui entriamo nel vivo della questione. Quando si legge Leonardi la lettura non è terrigena, ma mitica. Al modo di Omero, il Nostro non scrive testi 'scientifici' ma poemi, sia pure con un linguaggio che nulla, all'apparenza, ha da spartire con quello dei grandi Vati d'Occidente e d'Oriente. Lo studio delle sue opere è uno studio improntato alla grande scienza della analogia: è una lettura, per così dire, multitasking, a più livelli, che va condotta catapultando sulla terra, su questa terra, i grandi miti. Non si tratta però di una trita visuale positivistica, tale per cui il mito altro non sarebbe che la proposizione in chiave favolistica di una storia realmente accaduta (e di qui l'evemerismo, o la prospettiva mitistorica e via dicendo), bensì della risonanza del Mito nei fatti degli uomini e nel farsi della terra di appartenenza. Terra che esprime e somatizza, vivendo - per legge di analogia - gli eventi cosmici e quelli metafisici. Se dunque riusciamo a porci da questo punto di vista e proviamo ad affrontare un Autore 'difficile' come Leonardi adottando i suoi occhi ed il suo linguaggio, senza con ciò concedergli ragione aprioristicamente, siamo pronti per comprendere questa citazione da L'Origine dell'Uomo:

“La comprensione del significato analogico del simbolo costituisce il primo gradino per muovere alla conquista di significati superiori e collaterali, fino a quella coscienza del significato etimologico delle parole e dei legami che intercedono tra voci affini, superando il mistero delle radici ultime del linguaggio… A questo punto un orizzonte immenso sconfinato luminoso si apre all’uomo! Egli si sente penetrato di una soave sonorità e si comincia a verificare ciò che, in mistica, si dice l’unione con Dio attraverso il verbo manifestato. Questi stati logici sono l’equivalente dell’estasi. Ma la comprensione intima del simbolo…. non si può verificare se non quando l’Io abbia conquistato una esperienza individuale fondata sopra la penetrazione esatta e lucida della legge di Analogia che domina tutto l’Universo” (E. Leonardi, op. cit., pag. 285).

Questo, si licet, è Ermetismo. Ma allora, se "tra voci affini" intercorrono particolari legami fondati sulle dinamiche proprie all'analogia e se è vero, con Giovanni, che "In Principio era il Verbo, e il verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio" (e si fece carne) possiamo intuire cosa Leonardi intenda in questo passaggio in cui spiega che la prima parola fu:

“una luce sonora o un suono lucente, che fu il primo grido, la parola luminosa, il fuoco celeste di Prometeo, il Vello d’oro che andavano a cercare gli Argonauti… Che cosa può essere un fuoco celeste sonoro, un velo lucente accompagnato da un rumore? Niente altro che una grandiosa, inimmaginabile aurora boreale [...] è assai verosimile che un’aurora polare abbia aperto la scena della vita sulla terra” (E. Leonardi, op. cit., pp. 343 – 344. V. anche: “[...] due linee che si tagliano fra loro a forma di una croce da qualunque parte si guardi [...] primo segno X che noi in linguaggio matematico chiamiamo ics (l’incognita per antonomasia), [...] punto di partenza di uno sviluppo grandioso come origine del linguaggio e delle scritture” - cit. riportata da Arti Minervali nell'articolo che cito più avanti, senza fonte, ma presumo estratta sempre dall'opera Le Origini dell'Uomo)

In quest'ottica:

"Leonardi, prendendo spunto da Scienza del linguaggio dell’antropologo Max Müller, ritiene che il primo suono che l’uomo percepì fosse collegato alla radice diu, indicante luce, giorno ma anche il Dio (per Leonardi Diaus, Diovis, Dius-piter ma anche Janus, “il più potente Iddio italico, il Padre degli Uomini, il Primo, l’Unico, il Pater Matutinus, Colui che apre le porte del cielo e ne tiene la chiave”, sono forme verbali connesse con questo “primo suono” – pag. 348) e permutandosi la D in Y, il suono fu YAU: “Yau fu il rumore che accompagnò la prima aurora, o almeno così fu sentito da orecchie mortali. E quale poté essere l’espressione grafico-visiva del fenomeno luminoso? Niente altro che due linee che si tagliano fra di loro a forma di una croce: X.”; questo segno, una volta scomposto, “la parte inferiore diventò Λ e la parte superiore V: insieme ΛV (au)” (pagg. 348 – 352).
Con questa complicata serie di passaggi Leonardi unisce concetti differenti: Janus-Diaus vengono connessi a YAU, cioè lo YAW gnostico che identifica la Divinità suprema FIG. 4, ma anche ad AU – AUM - OM, il mantra supremo , e allo IAU – IAHVÈ biblico. In altri termini, Leonardi fa derivare la parola con la quale l’uomo, sempre ed ovunque, indica la Divinità suprema con il “suono luminoso” della prima luce sulla terra."

Quanto Leonardi prendesse sul serio questi suoi studi è dato desumerlo dalle incisioni sulla sua cappella gentilizia in quel di Gubbio:

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La didascalia di Arti Minervali recita così: "Ai lati i segni dell’alfabeto primordiale. Sulla destra: T, Λ, V; sulla sinistra: N, W, XX, XXX." Altre istantanee del monumento sono reperibili qui:
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unitamente ad una 'spiegazione' di massima (suggerisco anche di dare una lettura all'articolo su Pietro De Angelis e l'Italiae Arcanum, nello stesso sito, per intendere o intuire il titolo La Groma dato a quello citato qui sopra).

Per il momento mi fermo qui. Molto ci sarebbe da dire, ma la chiave per intendere Leonardi (fin dove è possibile seguirlo aderendo alle 'sue' tesi), o una delle chiavi, risiede nel linguaggio, nelle etimologie più o meno 'sacre', ed è su questo punto che intendevo soffermarmi.


* * *

Una parziale bibliografia di Evelino Leonardi:
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D.M. Evelino Leonardi

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Ultima modifica di VKK il 03 Mar 2012 20:52:19, modificato 2 volte in totale
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MessaggioInviato: 02 Mar 2012 20:56:42    Oggetto: Adv






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Floria

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MessaggioInviato: 03 Mar 2012 01:22:46    Oggetto:  
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Ho letto la biografia con molto piacere perché non conoscevo affatto il Leonardi.
Lo avevo solo sentito nominare qua e là legato alla Mongenet.
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Attilio




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MessaggioInviato: 05 Mar 2012 09:57:25    Oggetto:  Leonardi
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Complimenti a VKK per l'esauriente esposizione su Evelino Leonardi, autore poco conosciuto al grande pubblico ma purtroppo anche a quello più selettivo di coloro che si occupano di Tradizione Romana.
I due testi citati, di Giorgio e di Galiano, li ho letti e trovati ambedue interessanti e ricchi di informazioni, più storico il primo e più metastorico il secondo.
Da quanto credo di avere capito, mi sembra che Leonardi però appartenga più che ad un ambiente di Tradizione a quel mondo che definirei occultistico, sia per gli scritti sia per le "amicizie" coltivate in vita.
Spero che si estenderà il discorso anche a Guido Di Nardo, ancora meno noto ma fondamentale per la comprensione e lo studio del Mito Itallico nella prima metà del XX secolo.
Attilio
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MessaggioInviato: 02 Mag 2012 18:53:05    Oggetto:  
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<< [...] La Biblioteca è intitolata in memoria di Evelino Leonardi, illustre clinico omeopatico italiano della prima metà del novecento, fondatore e direttore della Clinica Morgagni a Roma. Il Leonardi fù un insigne studioso di Storia della Medicina, di Archeologia e di Filologia; egli fu medico, pensatore e scienziato, ingegno poliedrico che seppe integrare, in una conoscenza enciclopedica, lo studio dell'uomo compreso nella sua storica originalità ed irripetibilità.

Il Leonardi fu socio infaticabile del Centro Omeopatico Romano (C.O.R.), benemerita associazione omeopatica attiva a Roma negli anni del primo novecento, che vide operare al suo interno figure eminenti del mondo omeopatico italiano, medici e non medici: il dottor Dante Biscella di Milano, il dottor Pomello Chinaglia di Bologna, il dottor Tommaso Cigliano di Napoli, il commendatore Umberto Ristori di Roma, il professore Riccardo Galeazzi Lisi - archiatra pontificio - di Roma, i dottori Bruno e Ugo Tosi - fondatori e direttori della Rivista la legge dei simili - di Arezzo, il conte Romeo Gallenga Stuart - senatore d'Italia - di Roma, e il professor Antonio Negro stesso che ne fu direttore.

"Il talento di Leonardi era", scrisse di lui il dottor Nicolai nel 1939, "eminentemente rivoluzionario, ma - nonostante le sue caustiche critiche - in un senso più propriamente costruttivo. Egli aspirava con tanta passione alla sintesi, per un bisogno irrefrenabile del suo spirito, che non poteva rassegnarsi alle limitazioni, al frammentarismo, alle separazioni, distinzioni, specializzazioni, di cui è viziata ogni scienza in questo caotico clima culturale moderno". La scienza e il sapere furono per il Leonardi una sorta di continua vibrante passione. "Lo sanno i giovani" scrive di lui il professor Galeazzi Lisi, "ai quali infondeva il buon coraggio a perseverare, lui che tutta la vita perseverò con indomabile ardore".

In tal senso il patrimonio della Biblioteca viene raccolto in conformità dello spirito scientifico-culturale di Evelino Lenardi e secondo lo specifico motto coniato nel 1991 dal Prof. Antonio Negro in occasione della istituzione della Biblioteca e che così opportunamente recita: ''Tutto ciò che ha per oggetto lo studio della singola persona umana, fa parte ed appartiene alla medicina omeopatica di Samuele Hahnemann''. [...] >>
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